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Il biglietto da visita: ecco perché resiste ai social network !

 Quel rettangolino di carta rimane un cerimoniale che non si estingue

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La storia ci racconta . . .

Secondo gli antichi cerimoniali cinesi, ogni persona che si recava a visitare un mandarino si annunciava con una striscia di carta, sulla quale erano riportati il suo nome e gli eventuali attributi e titoli che gli competevano. 

Il biglietto da visita viene inventato in Francia attorno al 1700.

 

In Italia iniziarono a diffondersi attorno al 1730.

Ma ai giorni nostri il gesto non cambia, mettiamo le mani nel portafoglio o nella borsetta alla ricerca di un inefficiente, rassicurante, elementare biglietto da visita !

Il moderno biglietto da visita è più spesso utilizzato per lavoro e contiene la ragione sociale e il logo della ditta, il nome e la mansione della persona oltre a una serie più o meno completa di dati anagrafici fra cui indirizzo e recapito telefonico, accompagnati sempre più spesso da indirizzo e-mail.

La business card (come si chiama in inglese), è perfettamente in linea con la nuova economia dei «makers» ma dopo un eccesso di sbornia da digitale stiamo riscoprendo il piacere dei sapori manuali.

La fornitura dei propri recapiti per mezzo del biglietto da visita personale

ha il profondo significato di indicare il personale piacere

dell'eventuale presentazione e del futuro contatto

Il galateo del biglietto da visita . . .

Il proprio biglietto va posizionato sul contenitore dei biglietti da visita e nel momento dello scambio va dato con la mano destra, quest’ultimo va tenuto all’altezza del petto,  guardando negli occhi la persona che lo riceve e pronunciando in maniera chiara il nome della propria azienda e solo dopo il proprio. 

Scrivere il cellulare a penna sul retro del biglietto, fa sentire importante chi lo riceve anche se probabilmente il vostro cellulare è già presente in Iternet…